Lo spettacolo
Alessandro Quarta 5th Live @ Teatro Massimo - Pescara — con Antonella de Angelis, Direttore dell'Orchestra Femminile del Mediterraneo, in Libertango
(un ringraziamento a Elvira Visciola per il video)
ALESSANDRO QUARTA Questa è la storia di Astor Piazzolla, il padre del Tango, un uomo chiamato argentino, ma dal cuore e il sangue italiano. Tra il 1880 e il 1900, tre paesi - l’Africa, culla del genere umano, l’Europa che generato il Romanticismo e Cuba, con la sua sensualità e sessualità - hanno creato il Tango.
In Argentina è chiamato ‘Milonga’, nome dato in Uruguay nel 1730-40 circa, ciò che noi chiamiamo ‘Tango’. Ma tutto parte dall’Africa, perché il Tango nasce da un ritmo africano, accompagnato a danze. Si arriva fino a Cuba per trovare le radici del Tango: gli schiavi arrivati qui dall’Africa inventarono un nuovo tempo, quello anacruisico, dal nome ‘Muntuno’ - ovvero ‘il levare nel battere’.
Sebastian de Iradier, compositore basco trapiantato in Argentina, nel 1855 scrisse un capolavoro rivisitato venti anni dopo da Bisset.
Questi lo onorò scrivendo una delle più belle e famose aree della storia della musica: è un brano che fa parte della musica folkloristica quindi non scritta, non colta, ma Bisset la rese colta.
Durante il colpo di Stato in Argentina del 1920, il tango scompare per 15 anni. Nelle peggiori strade di Buenos Aires, tra sesso e prostituzione, esisteva un ballo interpretato da soli uomini per esibire alle donne la propria mascolinità. La più bella andava ad eccitare poi l’uomo più maschio. È così che nasce il tango, prima di arrivare a Parigi.
Carlos Gardel, che proveniva proprio da Parigi, città molto chic e nobile, nel 1935 scrisse un capolavoro che segnò la rottura tra l’Argentina e Piazzolla. Quando lo scrisse era a New York, e Piazzolla aveva otto anni ed era già un genio del bandoneon, uno strumento che non ha nulla a che fare con l’Argentina ma con l’Europa, perché venne inventato dal tedesco Band, come organetto da chiesa. Uno strumento per la liturgia che viene usato per un ballo sensuale …
C’erano tanti musicisti che riuscivano a suonare il tango, ma a suonare ciò che era scritto senza reinterpretare la musica; quando Piazzolla venne invitato da Gardel si rifiutò di suonare qualcosa che non fosse ‘suo’. Poco dopo, all’età di quindici anni, scrisse ‘Preparense’, una balera.
Piazzolla visse a New York fino a quindici anni d’età; tornò in Argentina con una grande cultura musicale. Qui conobbe Ravel, Debussy, ma soprattutto il ‘jazz’. Fu allievo di uno dei maggiori compositori argentini, Ginastera, e studiò delle masterclass molto lunghe con un allievo di Rachmaninov.
Il Tango nasce come ‘Milonga’ nelle strade culturalmente più dissestate di Buenos Aires, nei bassifondi, nei ghetti; questo ballo era molto veloce, fino a quando la donna sceglieva l’uomo e, da quel momento in poi, il ballo diventava vietato ai minori di diciotto anni.
Piazzolla venne odiato in Argentina, il motivo era semplice: non era un artista commerciale. Il tango era nato nelle balere per ballare, per accompagnare, non per essere soltanto ascoltato. Ma lui sosteneva di essere un uomo colto: questo suo atteggiamento lo costrinse ad andare via dall’Argentina, ormai veniva schernito e malmenato anche per strada.
Arrivato a New York per la seconda volta, pensò che, sebbene le sue origini fossero argentine, il suo cuore era italiano e come tale amava l’amore, la passione e l’improvvisazione, ma conservò la melodia come peculiarità uruguaiana-argentina. Ma anche nella melodia c’è un’impronta italiana: i porti più importanti nel ‘700 erano Napoli, Rio de Janeiro e Buenos Aires e la passione del canto italiano ha prevalso in tutti i paesi in cui è il Tango è andato ad innestarsi. In Brasile la ‘Bossanova’ ha matrice napoletana e in Argentina la ‘Cumparsita’ (dal dialetto siciliano “cumparsa”) è un brano molto veloce scritto da un siciliano per la festa di carnevale di Buenos Aires.
Piazzolla arrivato a New York scrisse ‘Citè Tango’, composto da due parti, veloce la prima e melodica, armoniosa e suadente la seconda. Un brano in particolare, ‘Milonga del Angel’, segnò la rottura con l’Argentina e con tutto il mondo per i venti anni avvenire: descriveva il rapporto di coppia e i preliminari, quando non hai il tempo di immaginare quello che devi fare, cercando di renderlo vietato ai minori il più possibile.
Nel frattempo nella sua testa risuonava un tempo ritmico, sempre ‘milonghiano’ e ‘abaneriano’, ma non il tema non era ancora ben chiaro. Continuò a portarlo avanti per tanti anni, finché nacque un brano scritto un po’ controvoglia, ma che fu uno dei suoi più celebri: il ‘Libertango’, composto per un jingle pubblicitario di una festa ebraica nella sinagoga del suo quartiere. Il ritmo milonghiano diede vita ad uno dei brani capisaldi della ‘Milonga’ veloce.
Purtroppo Piazzolla dovette andar via anche dagli Stai Uniti perché gli mancava la sua identità: venne in Italia e partecipò a vari programmi televisivi. Dopo andò a Parigi e si mise a studiare composizione, così bene che scrisse un brano per il film ‘Oblivion’. Cercò di studiare la partitura, ma soffriva così tanto per non poter suonare la sua musica popolare, che annunciò il suo ritorno in Argentina scrivendo il brano ‘Vuelvo al Sur’.
Scrisse per quasi due anni: ‘Le quattro stagioni’ dedicate a Vivaldi, ‘Year of Solitude’ e un brano per far piacere ad una donna, perché aveva bisogno della sua vicinanza, dal momento che si sentiva odiato da tutti.
Quest’ultimo brano fa parte di quelli scritti in Argentina per cercare di farsi conoscere dal grande pubblico; eppure dopo il suo soggiorno a Parigi il suo tango e la sua ‘milonga’ si pulirono di tutta quella sessualità che vestiva ogni sua nota, accento, pausa, interpretazione. Il brano fu scritto per irrompere nella “hit” argentina del momento, e arrivò infatti in prima posizione.
A Piazzolla mancava molto Parigi, soprattutto la parte più poetica, dolce e sognante. In realtà gli mancava la musica colta da suonare nei teatri, molto diversa dalla musica che lui suonava per le strade dell’Argentina con i suoi amici. Durante il periodo parigino venne chiamato da Bertolucci per scrivere le musiche del film ‘Ultimo tango a Parigi’; ma Astor era impegnato nella preparazione del suo primo concerto a Buenos Aires davanti a un pubblico di più di 4000 persone pronte a dissacrarlo ancora una volta. Con il brano ‘Ciao Paris’, Piazzolla non solo riuscì a mantenersi in vetta, ma fece anche scoprire al suo pubblico un Tango nuovo (questo brano fa parte della raccolta ‘Nuevo Tango’).
Piazzolla amava l’improvvisazione, la musica da ascoltare e non da ballare: quindi riuscì a trovare un compromesso con il popolo argentino, per insegnargli prima ad ascoltare un brano e poi a ballarlo. Riuscì a domare l’Argentina a tal punto che ormai non si parlava altro che di Astor Piazzolla, nonostante il brano scomposto ed acefalo ‘La Muerte del Angel’ - che faceva tremare i tangheri abituati al ‘battere’. Fu l’amore per l’artista a far accettare loro il cambio di ‘scena’.
Non è stato facile scegliere 16 brani su ben oltre 3000 scritti. La scelta è stata effettuata seguendo un percorso musicale ed emozionale legato alla sua formazione artistica e personale.
Ausencias
Preparense
Fracanapa
La misma pena
Citè tango
Milonga del angel
Saint Louis
Vuelvo al sur
Years of solitude
Rio Sena
Chau Paris
Muerte del angel
Oblivion
Jean y Paul
Adios nonino
Libertango
In Argentina è chiamato ‘Milonga’, nome dato in Uruguay nel 1730-40 circa, ciò che noi chiamiamo ‘Tango’. Ma tutto parte dall’Africa, perché il Tango nasce da un ritmo africano, accompagnato a danze. Si arriva fino a Cuba per trovare le radici del Tango: gli schiavi arrivati qui dall’Africa inventarono un nuovo tempo, quello anacruisico, dal nome ‘Muntuno’ - ovvero ‘il levare nel battere’.
Sebastian de Iradier, compositore basco trapiantato in Argentina, nel 1855 scrisse un capolavoro rivisitato venti anni dopo da Bisset.
Questi lo onorò scrivendo una delle più belle e famose aree della storia della musica: è un brano che fa parte della musica folkloristica quindi non scritta, non colta, ma Bisset la rese colta.
Durante il colpo di Stato in Argentina del 1920, il tango scompare per 15 anni. Nelle peggiori strade di Buenos Aires, tra sesso e prostituzione, esisteva un ballo interpretato da soli uomini per esibire alle donne la propria mascolinità. La più bella andava ad eccitare poi l’uomo più maschio. È così che nasce il tango, prima di arrivare a Parigi.
Carlos Gardel, che proveniva proprio da Parigi, città molto chic e nobile, nel 1935 scrisse un capolavoro che segnò la rottura tra l’Argentina e Piazzolla. Quando lo scrisse era a New York, e Piazzolla aveva otto anni ed era già un genio del bandoneon, uno strumento che non ha nulla a che fare con l’Argentina ma con l’Europa, perché venne inventato dal tedesco Band, come organetto da chiesa. Uno strumento per la liturgia che viene usato per un ballo sensuale …
C’erano tanti musicisti che riuscivano a suonare il tango, ma a suonare ciò che era scritto senza reinterpretare la musica; quando Piazzolla venne invitato da Gardel si rifiutò di suonare qualcosa che non fosse ‘suo’. Poco dopo, all’età di quindici anni, scrisse ‘Preparense’, una balera.
Piazzolla visse a New York fino a quindici anni d’età; tornò in Argentina con una grande cultura musicale. Qui conobbe Ravel, Debussy, ma soprattutto il ‘jazz’. Fu allievo di uno dei maggiori compositori argentini, Ginastera, e studiò delle masterclass molto lunghe con un allievo di Rachmaninov.
Il Tango nasce come ‘Milonga’ nelle strade culturalmente più dissestate di Buenos Aires, nei bassifondi, nei ghetti; questo ballo era molto veloce, fino a quando la donna sceglieva l’uomo e, da quel momento in poi, il ballo diventava vietato ai minori di diciotto anni.
Piazzolla venne odiato in Argentina, il motivo era semplice: non era un artista commerciale. Il tango era nato nelle balere per ballare, per accompagnare, non per essere soltanto ascoltato. Ma lui sosteneva di essere un uomo colto: questo suo atteggiamento lo costrinse ad andare via dall’Argentina, ormai veniva schernito e malmenato anche per strada.
Arrivato a New York per la seconda volta, pensò che, sebbene le sue origini fossero argentine, il suo cuore era italiano e come tale amava l’amore, la passione e l’improvvisazione, ma conservò la melodia come peculiarità uruguaiana-argentina. Ma anche nella melodia c’è un’impronta italiana: i porti più importanti nel ‘700 erano Napoli, Rio de Janeiro e Buenos Aires e la passione del canto italiano ha prevalso in tutti i paesi in cui è il Tango è andato ad innestarsi. In Brasile la ‘Bossanova’ ha matrice napoletana e in Argentina la ‘Cumparsita’ (dal dialetto siciliano “cumparsa”) è un brano molto veloce scritto da un siciliano per la festa di carnevale di Buenos Aires.
Piazzolla arrivato a New York scrisse ‘Citè Tango’, composto da due parti, veloce la prima e melodica, armoniosa e suadente la seconda. Un brano in particolare, ‘Milonga del Angel’, segnò la rottura con l’Argentina e con tutto il mondo per i venti anni avvenire: descriveva il rapporto di coppia e i preliminari, quando non hai il tempo di immaginare quello che devi fare, cercando di renderlo vietato ai minori il più possibile.
Nel frattempo nella sua testa risuonava un tempo ritmico, sempre ‘milonghiano’ e ‘abaneriano’, ma non il tema non era ancora ben chiaro. Continuò a portarlo avanti per tanti anni, finché nacque un brano scritto un po’ controvoglia, ma che fu uno dei suoi più celebri: il ‘Libertango’, composto per un jingle pubblicitario di una festa ebraica nella sinagoga del suo quartiere. Il ritmo milonghiano diede vita ad uno dei brani capisaldi della ‘Milonga’ veloce.
Purtroppo Piazzolla dovette andar via anche dagli Stai Uniti perché gli mancava la sua identità: venne in Italia e partecipò a vari programmi televisivi. Dopo andò a Parigi e si mise a studiare composizione, così bene che scrisse un brano per il film ‘Oblivion’. Cercò di studiare la partitura, ma soffriva così tanto per non poter suonare la sua musica popolare, che annunciò il suo ritorno in Argentina scrivendo il brano ‘Vuelvo al Sur’.
Scrisse per quasi due anni: ‘Le quattro stagioni’ dedicate a Vivaldi, ‘Year of Solitude’ e un brano per far piacere ad una donna, perché aveva bisogno della sua vicinanza, dal momento che si sentiva odiato da tutti.
Quest’ultimo brano fa parte di quelli scritti in Argentina per cercare di farsi conoscere dal grande pubblico; eppure dopo il suo soggiorno a Parigi il suo tango e la sua ‘milonga’ si pulirono di tutta quella sessualità che vestiva ogni sua nota, accento, pausa, interpretazione. Il brano fu scritto per irrompere nella “hit” argentina del momento, e arrivò infatti in prima posizione.
A Piazzolla mancava molto Parigi, soprattutto la parte più poetica, dolce e sognante. In realtà gli mancava la musica colta da suonare nei teatri, molto diversa dalla musica che lui suonava per le strade dell’Argentina con i suoi amici. Durante il periodo parigino venne chiamato da Bertolucci per scrivere le musiche del film ‘Ultimo tango a Parigi’; ma Astor era impegnato nella preparazione del suo primo concerto a Buenos Aires davanti a un pubblico di più di 4000 persone pronte a dissacrarlo ancora una volta. Con il brano ‘Ciao Paris’, Piazzolla non solo riuscì a mantenersi in vetta, ma fece anche scoprire al suo pubblico un Tango nuovo (questo brano fa parte della raccolta ‘Nuevo Tango’).
Piazzolla amava l’improvvisazione, la musica da ascoltare e non da ballare: quindi riuscì a trovare un compromesso con il popolo argentino, per insegnargli prima ad ascoltare un brano e poi a ballarlo. Riuscì a domare l’Argentina a tal punto che ormai non si parlava altro che di Astor Piazzolla, nonostante il brano scomposto ed acefalo ‘La Muerte del Angel’ - che faceva tremare i tangheri abituati al ‘battere’. Fu l’amore per l’artista a far accettare loro il cambio di ‘scena’.
Non è stato facile scegliere 16 brani su ben oltre 3000 scritti. La scelta è stata effettuata seguendo un percorso musicale ed emozionale legato alla sua formazione artistica e personale.
Ausencias
Preparense
Fracanapa
La misma pena
Citè tango
Milonga del angel
Saint Louis
Vuelvo al sur
Years of solitude
Rio Sena
Chau Paris
Muerte del angel
Oblivion
Jean y Paul
Adios nonino
Libertango
ALESSANDRO QUARTA 5th - Live @ Teatro Massimo - Pescara — con Antonella de Angelis, Direttora dell'Orchestra Femminile del Mediterraneo. Un grazie per le magnifiche foto di MasterGraphics Photography
Ringraziamo tutti i sostenitori della rassegna tra i quali l'Assessorato all’Emigrazione e Progetti Speciali della Regione Abruzzo, Assessorato alle Pari Opportunità e alla Cultura del Comune di Pescara, la Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo, la Fondazione Pescarabruzzo. Fabbrini Pianoforti, Conad Agape, MBE, Banca BCC Cappelle sul Tavo, Bosco Vini, Falcone Dolciaria, Hotel Promenade di Montesilvano e soprattutto il Pubblico che ci segue costantemente sostenendo i nostri sforzi in un momento culturalmente difficile per il nostro Paese.